La Dorsale dei Nebrodi

Pubblicato il 10 ottobre 2023 alle ore 00:59

Il racconto prende il via in una serata ordinaria, ma destinata a divenire il preludio di un'avventura. Gli amici sono legati da un filo invisibile che racchiude un amore comune per la natura e la bicicletta. Non è l'inseguimento di record sportivi o di conquiste atletiche ciò che muove questo gruppo di amici, ma piuttosto una sete per quegli elementi ormai quasi alieni nelle metropoli moderne: il silenzio che parla, il fruscio delle foglie  e il profumo della terra bagnata.

Decidono quindi di intraprendere un viaggio, un'avventura su due ruote che li porterà lontano dalle strade affollate e dalle luci abbaglianti della città, in luoghi dove il tempo sembra sospeso e le sensazioni diventano più intense e reali. Vogliono ritrovare quella connessione primordiale con l’ambiente che li circonda, spesso perduta tra il chiasso e la frenesia della vita quotidiana.

La prima tappa di questo viaggio è la Dorsale dei Nebrodi, un luogo ancestrale nel cuore della nostra Sicilia.

Immaginate un posto dove la vegetazione non conosce fine e il verde degli alberi si fonde con l’essenza stessa dell’ambiente, formando un tutt'uno inseparabile e misterioso. La Dorsale per i cuori siciliani si rivela come la loro personale Schwarzwald, la nota Foresta Nera tedesca, ove la densità della vegetazione è tanto avvolgente da inghiottire la luce stessa che osa penetrare tra i suoi rami.

 

Chi sono dunque questi esploratori su due ruote?

Come ho già scritto nessuno di loro è alla ricerca di prestazioni. Non stiamo parlando di atleti scolpiti, che sfidano i limiti della resistenza umana, né di ciclisti professionisti che sfrecciano su piste tortuose in cerca del prossimo record.

In un mondo che spesso celebra l’individualismo e la competizione, questi avventurieri in bici ci ricordano che ci sono altre vie, altre velocità e altri valori che meritano di essere percorsi e vissuti. Ci mostrano che ogni età, ogni corpo, ogni persona ha il suo proprio ritmo e la sua propria avventura da vivere, lontano dagli stereotipi e dalle aspettative altrui.

Ve li presento!

Ecco, questo è il gruppo.

A me piace considerala una comunità. Sono sicuro che non tutti si sentono a loro agio con questa etichetta. Alcuni di loro sicuramente la rifiutano o preferiscono una definizione meno coinvolgente.

Non tutti sono amici nel senso stretto della parola. Alcuni si scambiano soltanto un cenno di saluto. Ma questo è l'aspetto più affascinante delle comunità. Non c'è l'obbligo di sintonia continua, né che tutti la pensino allo stesso modo. Le divergenze sono il sale di queste comunità, ciò che dà sapore e la rende unica. La variabilità delle opinioni e dei pensieri è un tesoro, una risorsa. 

Vi potrei parlare di ciascuno di loro, raccontando aneddoti, sottolineando caratteristiche. Ma non voglio farlo. Non è necessario. La forza di un gruppo, di una comunità, sta nella loro unità, nel loro essere un tutto, piuttosto che nell'identità di ciascuno. 

Certo, sarebbe ingenuo omettere che, anche in un contesto tanto saldo, non è tutto "rose e fiori" .....

Ma, questo "io narrante" non può esimersi da citarne uno: Enrico, il presidente dell'A.S.D. Biciclettando.

Enrico è un uomo il cui spirito oscilla fra l'amabile schiettezza di Cyrano de Bergerac  e la leggerezza di Peter Pan. 

Come Cyrano, Enrico non disdegna la compagnia, anzi, la ricerca, distribuendo scherzi bonari e sorrisi. Alcune volte si inerpica in racconti un po’ esagerati delle sue imprese, ma chi lo conosce sa che dietro quelle posture si cela un’anima  buona e altruista.

Proprio questo, forse, è ciò che più lo avvicina alla figura di Peter Pan, il ragazzo che rifiutava di crescere non per egoismo, ma forse per conservare la capacità di meraviglia.

Le sue azioni, spesso, parlano più delle parole. Enrico è sempre l'ultimo a chiudere il gruppo; alcune volte si lancia in avanti con i primi; il primo ad aiutare chi si trova in difficoltà; si arrabbia (giustamente) quando qualcuno fa di testa sua. Non importa se si tratta di un amico fedele o di uno sconosciuto: chiunque si trovi in difficoltà, troverà in lui un sostegno sincero e spassionato.

Ma adesso basta "poesia"! Raccontiamo i fatti ....


1° Segmento - Da Santo Stefano di Camastra a Mistretta



Santo Stefano di Camastra è il paese sulla costa da cui parte la nostra avventura. Originariamente, il piano era di raggiungere Santo Stefano in treno e ritornare a Palermo, sempre in treno, da Capo d'Orlando. Dopo vari tentativi, Trenitalia non ha consentito di far transitare 15 bici sul treno e quindi abbiamo dovuto rinunciare. Quindi, in macchina fino a Santo Stefano con partenza alle 16. 

Abbiamo scelto un percorso secondario, utilizzando la SP19/bis e delle strade interpoderali fino ai piedi della collina su cui si adagia il paese di Mistretta, la porta occidentale del Parco dei Nebrodi.

L’orario di partenza da Santo Stefano era fissato alle 16, ma ritardi dovuti al traffico in uscita da Palermo e contrattempi, come una foratura appena scesa la bici dalla macchina, rimandano la partenza effettiva alle 17 circa, mentre le ombre cominciano ad allungarsi.



La compagnia è comunque molto motivata e appena fuori il paese di Santo Stefano di Camastra già si sentono solo le battute goliardiche e i cori, che risuonano nell'aria come un inno che ci accompagna in questa avventura.

Il paesaggio ci rivela le cicatrici dei terribili incendi estivi che hanno colpito questa zona. Sebbene le piogge siano state scarse, possiamo vedere come la campagna intorno a noi si stia lentamente riprendendo, con i primi segni di un verde che rinasce. In lontananza, intravediamo i maestosi bastioni della catena dei Nebrodi, che ci fanno sentire piccoli di fronte alla grandiosità della natura che ci circonda.


Ad un certo punto, lasciamo la provinciale e ci addentriamo in degli sterrati tenuti bene.

La giornata volge all'imbrunire, ma la luce è ancora forte e procediamo spediti  con una leggera brezza che ci mantiene freschi. 

Il primo intoppo è a metà strada quando dalle "retrovie" giunge notizia che uno dei nostri è fermo. La bici elettrica non dava più segni di vita. Ci fermiamo, preoccupati, cercando di capire cosa fare. Siamo proprio a metà strada.  Purtroppo, il percorso prevede ancora delle salite e 23 kg di bici non sono facili da spostare senza assistenza. 

Dopo una consultazione tecnica con il rivenditore, la bicicletta, finalmente, riparte. Il gruppo si ricompatta e mentre è già buio arriviamo alla fine della stradella dove, con sconforto, ci accorgiamo che la strada di accesso alla SP172 è sbarrata da un cancello. Azzz!!

Impossibilitati a tornare indietro, grazie a una provvidenziale tronchesina di un altro Enrico del gruppo, riusciamo ad aprire un varco di lato al cancello. Il forte dislivello ci costringe a creare un ponte umano per sollevare le bici oltre l'ostacolo.  Con un misto di sollievo e preoccupazione, riusciamo a passare, ma è già buio pesto.



L'oscurità, tagliata soltanto dalle nostre luci, ci avvolge mentre affrontiamo la salita su uno sterrato, massacrato da impronte profonde lasciate da jeep e trattori. Le ruote delle nostre biciclette lottano contro i solchi, cercando aderenza dove sembra impossibile trovarne. I suoni della notte sono interrotti solo dal nostro affannoso respirare e il cricchettio delle catene.

Quando finalmente Mistretta si profila all'orizzonte,  avvolta in una nebbia tenebrosa, Enrico, rimasto indietro, ci chiede di rallentare: uno di noi manca all'appello.

Il compagno disperso ha deciso di andare da solo sulla SP172 e adesso ha una gomma a terra.

Finalmente, però, arriviamo in albergo. Si cerca di capire dove si trova l'amico disperso e due di noi vanno a recuperarlo.

Tutti gli altri, in albergo, cerchiamo di smaltire la fatica  di pendenze maggiori del 20%  di una salita ostinata, con il peso del buio che ci circondava.



Dopo aver affrontato questa prova, giungiamo finalmente all'epilogo della giornata.

Mi piace immaginarci  per un momento in una fresca serata nell'antica Sparta: i guerrieri si riuniscono attorno ai Sissizi, le lunghe tavolate comuni. Lì condividono storie di battaglie e di vita, passate e presenti, in una mescolanza di risate e riflessioni. E, proprio come quegli Spartani, anche noi ci troviamo oggi attorno a questa tavola, condividendo ricordi, ridendo delle nostre avventure passate e pianificando ciò che ci aspetta domani. 

 

P.S. = Voglio ringraziare la generosa cuoca, nonché gestore del SE.SI.MA. Turismo Rurale (https://www.sesimaturismorurale.it/) che ci ha accolto con gentilezza e immancabile "savoir faire". Il cibo era ottimo e abbondante, come anche il vino e l'immancabile bottiglia di Jagermeister per l'amico in primo piano!


2° Segmento - Da Mistretta a Cesarò, via Portella della Femmina Morta



La troppa adrenalina della precedente giornata, o forse i postumi di troppo vino, non mi hanno fatto riposare bene. Già all'alba sono fuori, alle prese con l'organizzazione di una giornata molto impegnativa. Lo vedete nel profilo altimetrico. Mi preoccupa quello che abbiamo soprannominato "il Muro". Un passaggio da circa 1000 a 1600 metri in meno di 10 km, un serpente di sterrato che si snoda nel bosco. Per fortuna, non piove da giorni e il sole splende e nessuna traccia di pioggia recente a impantanare il nostro cammino.

Ma, il Dio delle bici sembra aver distolto da noi il suo sguardo protettivo.

La ruota posteriore della mia bicicletta è sgonfia. La seconda, e ultima, camera d'aria se ne va, portando con sé un pezzo della mia tranquillità. Gli altri mi rassicurano. La solidarietà del gruppo è la scorta su cui ripongo la mia fiducia

Facciamo colazione e suggelliamo il momento della partenza con le foto d'ordinanza.



Decidiamo di percorrere una strada a monte della statale 117. un po' per gustarci la campagna e un po' perchè più panoramica, anche se questa scelta ci costa una bella salita mattutina. Ma siamo ancora in forza.

La stradella porta a degli impianti eolici e come novelli Don Chisciotte il gruppo si avvicina con curiosità  a questi enormi giganti, versioni moderne dei mulini a vento che tanto affascinarono l'epico cavaliere della Mancia.

Mi chiedo cosa ne penserebbe Cervantes di questa scena. E chissà a chi di noi darebbe il ruolo di Don Chisciotte e a chi quello di Sancho Panza. A chi il ruolo del sognatore e chi quello del realista?



Ed ecco, finalmente, la "Porta della Dorsale dei Nebrodi". Ci avviamo con il sole ancora alto e con l'umore alle stelle.



Sicuramente, il paragone è improprio, ma mentre ci avviamo, le note e le parole di quella canzone di Gino Paoli dedicata a Fausto Coppi svolazzano nella mia mente.

"Pedala, pedala ..... pedala, pedala ....

Un omino con le ruote
Contro tutto il mondo
Un omino con le ruote
Contro l'Izoard
E va su
Ancora
E va su "

......



Wow! E' veramente dura! Peggio di quello che immaginavo. Anche con le e-bike, le pendenze del 20-23% ti sfiancano. Inoltre, per non soccombere alla fatica, alcuni di noi hanno aumentato il livello di assistenza con il risultato che a circa metà percorso ci si ritrova con meno di metà batteria ..... Ma, questo ci permette di goderci delle pause in mezzo al bosco. Stanchi, ma felici



Trasgredisco la promessa di limitarmi a parlare del gruppo e, con grande piacere, vi presento Marzio.

Alcuni l'hanno affettuosamente etichettato "Mr. Specialized", per la sua ardente passione per questo particolare marchio di biciclette, del quale non perde occasione per esaltare qualità e superiorità. Per me, è il "Re Sole" su due ruote.

Marzio pedala con una grazia che richiama l'eleganza epico-cavalleresca cantata dai Trovatori Provenzali.

Non mi è chiaro se è più un epicureo che celebra i piaceri sensoriali o un raffinato dandy. Forse è entrambi.

Il nostro ciclista dandy-epicureo preferisce petit fours e champagne millesimato alle comuni barrette energetiche, gustandoli da un elegante set da picnic portato da un assistente in un furgoncino retrò. Ogni sua pedalata è anche un momento per godersi il panorama, rilassandosi e riflettendo sull'arte di vivere, comodamente disteso su una coperta di cachemire.

Marzio si avvicina sempre con discrezione e ti osserva con uno sguardo acuto e penetrante. Con le sue parole suadenti ti avvolge, e infine ti affoga nel profondo del suo "io" travolgente.

Le Scienze Fisiche dovrebbero esplorare la fenomenologia del suo essere. Nei due giorni trascorsi in sua compagnia, ho percepito come il suo ego potesse quasi distorcere la trama dello spazio-tempo.

Ma riprendiamo adesso la cronaca dei nostri mitici!



Ci troviamo a pochi chilometri dalla tappa conclusiva del nostro percorso.

Portella della Femmina Morta, più che una destinazione, è un semplice punto d'incontro. Di solito, le auto che giungono dalla costa spesso si arrestano qui, optando per questa via quale primo ingresso al sentiero verso i laghi.

Siccome la stanchezza si fa sentire, di comune accordo, optiamo per un percorso leggermente più breve: "taglieremo" attraverso Portella Santa Maria, con l'intento di trovare sulla strada per Cesarò un luogo  dove ristorarci.

Claudio, la nostra "Piccola vedetta lombarda" - che, ci tengo  a precisare, non ha legami con l'omonimo personaggio del libro "Cuore" - grazie alla sua imponente batteria da oltre 1000 watt, è in avanscoperta, e ci informa che è riuscito a "estorcere" un tavolo presso Villa Miraglia.

Sono le 14:00 e pedaliamo incessantemente dalle 8:00. Con le energie quasi esaurite e Stefano a rimorchio---la batteria della sua bici ormai scarica---ci dirigiamo, simili a un branco di lupi alla ricerca di cibo, verso il ristorante appena menzionato.

E' qui la festa? Siiiiiii ....! 



Dopo un congruo pasto a base di (i) Maccheroni fatti in casa al suino nero dei Nebrodi, (ii) Patate con agnello, (iii) Grigliata mista, (iv) pochi, pochissimi, sorsi di Nerello Mascalese e (v) una bottiglia di Jagermeister per il solito amico, ci rimettiamo sulle bici e "ondeggiando" ci avviamo verso l'hotel di Cesarò.



Al nostro arrivo all'hotel di Cesarò, e dopo aver sistemato le biciclette, ci ritiriamo nelle nostre stanze in cerca di un po' di riposo.

Condivido una stanza tripla con Stefano ed Enrico. Forse è per la stanchezza, forse per i rumori della processione per la festa del Santissimo Rosario, o forse perché il presidente riceve un numero di telefonate superiore persino al sindaco di Palermo, non riuscirò a prendere sonno.

Non è grave; sono soltanto le 18 e conto di riposarmi dopo cena. Ma, questa volta, prima di coricarmi, rimuoverò la SIM dal telefono di Enrico ..... !

 

P.S. = Desidero esprimere la mia gratitudine al personale dell'Hotel dei Nebrodi (https://hoteldeinebrodi.com/) e, in modo particolare, alla proprietaria. Con grande pazienza, ha gestito diverse questioni relative alle sistemazioni nelle stanze, allo storno degli anticipi e ai pagamenti di ognuno di noi. Ma, soprattutto, grazie a lei, siamo riusciti a caricare le batterie che non potevano essere staccate dalle bici e portate in stanza. Purtroppo, un problema di impianto faceva scattare il contatore elettrico, ma dopo vari pazienti tentativi siamo riusciti a risolvere il problema,


3° Segmento - Da Cesarò a Santo Stefano di Camastra, via Lago Maulazzo , Lago Biviere e Alacara Li Fusi




Qualcuno mi chiama "Professore", ma in verità sono "Capitan Uncino".

Io sono il Professore della rivoluzioneDella pirateria io sono la teoria

Il faro illuminante

Quindi, Ciurma questo silenzio cos'è?Svegliaa tutti a rapporto da meSpugnaa pendaglio da forcaPossibile che nessuno si muove?Ma sono o no il comandanteDi questa lurida nave?Di questa lurida nave?


Ci sarebbe voluto un vero "Capitan Uncino" per rimettere in pista i compagni di viaggio. Fra stanchezza, dolori muscolari e bolle tergali, l'indomani a colazione sembriamo la Ciurma di Edoardo Bennato.

La sera prima, prevedendo gli acciacchi di cui sopra, dopo ampia discussione, si decide di proseguire fino ai laghi Maulazzo e Biviere e poi deviare per Alcara Li Fusi. Un gruppo decide, comunque, di continuare per Floresta da dove raggiungeranno Acquedolci dove hanno lasciato le macchine. I circa 40 km da Sant'Agata di Militello a Santo Stefano di Camastra, anche se in pianura, preoccupano non poco.


Si riparte! Destinazione Villa Miraglia dove ci fermeremo per una breve sosta. Poi dentro la Dorsale fino ai laghi Maulazzo e Biviere



Breve sosta per "raffreddare le "terga" di qualche amico .... e qualche simpatico incontro.



Prima tappa: Villa Miraglia per caffé e foto di rito



Una volta giunti a Portella della Femmina Morta, ci immergiamo nel Parco dei Nebrodi, seguendo l'itinerario della Dorsale. La giornata, resa eccezionale da un clima fresco e da una luce radiante, solleva il nostro spirito. Procediamo con andatura tranquilla, condividendo impressioni su quanto il panorama sia straordinariamente bello, e quasi senza rendercene conto, raggiungiamo il Lago Maulazzo.



Ora ci avviamo, affrontando l'ultima salita verso il Lago Biviere.

Una volta raggiunto il lago, secondo quanto precedentemente stabilito, tre membri del nostro gruppo prendono una strada differente e proseguono verso Floresta. Il resto della comitiva invece si dirige, in una discesa mozzafiato, verso Sant'Agata di Militello e successivamente Santo Stefano di Camastra.

Durante la discesa, Claudio subisce una foratura; la sosta imprevista diventa una perfetta opportunità per immortalare alcuni momenti con delle fotografie.



Come sarebbe potuto mancare un convivio conclusivo? Certamente no. Il nostro amico, il Dandy-Epicureo, con il suo acume per le delizie, ha scoperto un agriturismo a breve distanza dal nostro percorso. Pertanto, deviamo leggermente la nostra rotta e ci apprestiamo a sederci a tavola. I bicchieri si colmano di vino, e brindiamo come se non vi fosse un domani, immersi in un'atmosfera di gioiosa condivisione...

Ah, dimenticavo ... Jagermeister, of course ...



E questo? Chi sarebbe? Sarà forse l'incantesimo della maga Circe che ha trasformato i nostri epici eroi in maiali? Oppure, si tratta delle conseguenze di tre giorni spesi tra abbuffate e festeggiamenti, solo parzialmente bilanciati dal duro percorso?

L'ardua sentenza, inevitabilmente, è demandata alle generazioni future, a coloro che leggeranno di queste avventure e ne vaglieranno gli esiti ...



Alle ore 18:00, sotto il sole calante di Santo Stefano di Camastra, ci fermiamo per scattare la nostra foto conclusiva. Le espressioni sui volti rivelano una miscela di fatica e soddisfazione. Ci siamo spinti oltre, abbiamo condiviso momenti indimenticabili e ora è il momento di salire in macchina e prepararsi a tornare alla realtà di domani.

Le mani si stringono in saluti calorosi e tutti si promettono di ritrovarsi.

Domani, la normalità riprenderà il suo posto. Ognuno di noi ritornerà al proprio mondo e ai propri doveri: chi si nasconderà dietro la formalità di giacca e cravatta, chi si immergerà nelle fredde e precise formule matematiche, chi esplorerà la sacralità della vita attraverso camice e stetoscopio, e così via. Ma, in qualche modo, tutti porteremo con noi un pezzo di queste giornate, un attimo sospeso nel quale le ruote hanno girato, le risate sono esplose sotto il cielo aperto, e abbiamo condiviso qualcosa di bello.

 

To be continued .....


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