Quando ti dicono "Domani, andiamo a Montagna Longa", è quasi inevitabile che la mente si proietti verso il tragico episodio del 1972, quando un aereo di Alitalia si schiantò su quel crinale, un evento che ha segnato la storia del luogo. Anche io, per un istante, ho rivissuto quel momento di dolore collettivo.
Tuttavia, subito dopo, la mia mente si è spostata su un'altra immagine potente: quella di Luigi Lo Cascio che nel film "I cento passi", interpreta Peppino Impastato, simbolo di lotta contro la mafia.
In questa scena, Peppino incarna un ideale che risuonava profondamente in molti di noi:
L'importanza della Bellezza come resistenza.
Peppino ci indica la strada, ossia ricordare sempre a tutti noi che la Bellezza, sinonimo di Natura, è l'insegnamento che dovremmo apprendere e trasmettere. L'alternativa alla Bellezza sono "le case schifose con le finestre in alluminio", gli abusi edilizi, la mafia.
Ma Peppino è anche un giovane come molti di noi all'epoca, che incarnava la leggerezza e l'allegria della gioventù. Le sue battute, i suoi scherzi, le sue prese in giro, ci ricordano sempre quanto sia importante ridere nonostante le difficoltà.
Ridiamoci sopra, allora, ricordando Peppino e la nostra gioventù.
"..... Ma tu sei obiettivo? Sì? E allora fotografa ...."
Montagna Longa è un rilievo montuoso che si erge sopra l'aeroporto di Palermo "Falcone e Borsellino". Il percorso che abbiamo seguito parte da Villagrazia di Carini e, proseguendo per il comune di Carini, si addentra dentro il bosco di Santa Venera. Quest'area, contrariamente a quanto si potrebbe pensare osservandola dalla costa, è caratterizzata da una vegetazione densa, fungendo da importante "polmone verde" per il territorio circostante.
Grazie alla profonda conoscenza del territorio del Maestro Talamo, abbiamo deciso di accedere all'area boschiva attraverso una mulattiera che parte dal confine del paese di Carini. Questo segmento del percorso presenta alcune difficoltà, come pendenze accentuate e un fondo stradale irregolare, che richiedono una certa abilità e cautela.
Ecco il nostro gruppo, oggi visibilmente ridotto a causa di vari impegni e dall'influenza stagionale. π
Nel raccontare questa avventura, desidero rendere omaggio al Maestro Ciccio Talamo. Ciccio è stata la nostra guida in questa escursione lungo sentieri poco battuti.
La sua conoscenza dei percorsi alternativi è davvero straordinaria. Single track, vecchie mulattiere e tracciati fuori strada sono una sua specialità. La sua memoria è un vero e proprio atlante ciclistico vivente, più dettagliato e intuitivo di qualsiasi app come Komoot o Strava.
Tuttavia, il motivo per cui dedichiamo a lui questa storia va oltre la sua abilità di guidarci attraverso percorsi insoliti.
Durante il nostro percorso, non abbiamo potuto fare a meno di rimanere ammirati dalla sua incredibile abilità e agilità. Ciccio sembra letteralmente danzare sulle rocce, scegliendo con rapidità e precisione il percorso più adatto per le ruote della sua bici. Ciò accade anche mentre affronta salite che per noi, comuni mortali – specialmente noi in sella alle nostre e-bike che ansimando tentiamo di di stargli dietro – sembrano insormontabili.
E non finisce qui. Anche nelle discese, Ciccio non incontra ostacoli. Non tutti sanno quanto possa essere impegnativo scendere lungo impervi sentieri di montagna, specialmente su single track con insidie nascoste e terreni resi scivolosi dalla pioggia. In questi tracciati, è essenziale avere un grande equilibrio, reazioni rapide come quelle di un supercomputer quantistico, e soprattutto una profonda tecnica ed esperienza.
Ciccio incarna tutte queste qualità! Un ciclista completo, un vero maestro delle due ruote. Complimenti, Ciccio!
Cominciamo a salire dalla mulattiera appena fuori l'abitato di Carini. Nel video faccio notare il pantalone con spacco sexy del Maestro Talamo
Dopo una piccola sosta, si continua a salire per la stessa strada che però diventa una petraia molto tecnica.
All'interno del bosco di Santa Venera, nei pressi della cava.
Dopo aver attraversato una fangaia prodotta da tutte le mucche della zona (sigh! π©), eccoci in prossimità della vetta.
Concludiamo questo breve percorso presso il simbolo della croce, che segna il luogo del tragico incidente avvenuto nel 1972.
P.S.: Se vi aspettate che il nostro percorso si sia concluso, come da me sperato, con un tranquillo assaggio di tè verde accompagnato da alcune bacche raccolte localmente, vi sbagliate decisamente...
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