Etna - La Pista AltoMontana (1928 m.)

Pubblicato il 21 agosto 2024 alle ore 09:56

Lapilli, sabbia vulcanica, rocce piroclastiche e cenere finissima, eruttata dai meandri del vulcano forse secoli fa, compongono lo scenario del nostro percorso attorno all'Etna, una delle meraviglie naturali più affascinanti e vitali.

Questo gigante dormiente, nonostante la classificazione di Linneo lo collochi nel regno inanimato dei minerali, palpita di una vita propria, un "battito animale" che risuona in ogni crepa e anfratto della sua imponente struttura.

L'Etna non è soltanto un gigante di magma e materiale eruttivo. Le colate di lava solidificata dalle recenti eruzioni assumono forme spettacolari, evocando immagini di un'orda di demoni che si accalcano con la ferocia delle degli orchi e uruk-hai del "Signore degli Anelli". Questo paesaggio lunare, apparentemente desolato, si alterna sorprendentemente con lussureggianti foreste di un verde intenso e avvolgente. Questi contrasti creano un ecosistema unico, dove la potenza distruttiva del vulcano si trasforma in nutrimento per la vita, dando origine a una biodiversità sorprendente che sfida le aspre condizioni vulcaniche.




L'Etna ha sempre esercitato una profonda influenza sull'immaginario collettivo delle popolazioni che hanno vissuto all'ombra della sua maestosa presenza. Questo vulcano, con la sua imponenza e attività vulcanica, ha alimentato miti e leggende che hanno attraversato i secoli.

Pensiamo al mito che ha consacrato l'Etna come dimora e fucina di Efesto, il dio che forgiava le saette di Zeus. Secondo la leggenda, Efesto, dopo essere stato scacciato dall'Olimpo, si rifugiò nelle profondità dell'Etna, dove utilizzava il calore del vulcano per creare armi e armature per gli dei.

E poi c'è Polifemo, il ciclope più famoso della mitologia greca. Con il suo corpo massiccio  e un unico occhio in mezzo alla fronte, Polifemo incarna l'essenza della forza brutale e della selvaticità. Le leggende omeriche narrano che l'Etna fosse la terra dei Ciclopi e Polifemo fosse il più forte fra i suoi fratelli. Accecato da Ulisse e beffato dalla sua astuzia, Polifemo rimane un simbolo della lotta tra ingegno umano e forza primitiva.


Il giro Altomontano dell'Etna è uno dei percorsi più impegnativi e affascinanti per gli appassionati di ciclismo. È un'avventura riservata principalmente alle MTB, con alcuni tratti affrontabili anche in gravel. Partendo da Nicolosi e arrivando a Randazzo, il percorso attraversa i pittoreschi paesi di Zafferana Etnea e Milo, seguendo la celebre "MareNeve". Questa strada panoramica offre uno spettacolare contrasto: l'Etna da un lato e il blu intenso del mare della costa catanese dall'altro.

Lungo il tragitto, si possono esplorare brevi single track attraverso colate laviche, aggiungendo un tocco di avventura al percorso. Come evidenziato dal profilo altimetrico, si affronta una salita continua dai circa 500 metri di Nicolosi fino a raggiungere quota 1500 metri.

La prima tappa prevede una sosta al rifugio Ragabo, immerso nella pineta di Linguaglossa. Da lì, un sentiero sterrato ci conduce fino a Randazzo, dove abbiamo pernottato, pronti per il giorno seguente.



Nella foto commemorativa, siamo tutti lì, schierati e pronti, con le nostre biciclette ai blocchi di partenza, pronti a sfidare la salita.



La partenza da Palermo di una parte del gruppo è impegnativa per alcuni di noi ....  di notte leoni ... di giorno ....



A Nicolosi, dopo aver trovato alloggio nei vari B&B, ci concediamo una serata di piacevole convivialità in un ottimo ristorante locale.



Dopo una notte passata a digerire le imponenti bistecche, scherzosamente soprannominate "dinosauro dell'Etna", il gruppo si ritrova al completo e pieno di energia per la partenza.



Iniziamo la salita e, immediatamente, "Iddu" si profila all'orizzonte: maestoso e al tempo stesso inquietante, con il suo caratteristico pennacchio di fumo che si leva in modo quasi rassicurante.



Dopo qualche chilometro, finalmente ci addentriamo in uno sterrato immerso nei boschi che costeggiano la 'MareNeve'. Questo percorso si alterna tra passaggi attraverso la lussureggiante vegetazione e vecchie colate laviche, dove sono stati tracciati dei sentieri. La caratteristica comune a entrambi i segmenti è la presenza di cenere vulcanica composta da sabbia e rocce di diverse dimensioni. Il substrato risulta particolarmente insidioso sia in salita, con ruote che tendono a slittare, sia in discesa, riducendo la tenuta di strada.  



Questi due video evidenziano chiaramente le sfide tecniche che abbiamo incontrato su questi sentieri. Il terreno, composto da materiale vulcanico simile alla pietra pomice, rende particolarmente scivoloso il percorso: le ruote delle bici faticano a trovare attrito, girando spesso a vuoto. 



Una delle affascinanti peculiarità delle colate laviche è la formazione di grotte o tunnel di lava, noti anche come tubi di lava. Questi straordinari passaggi sotterranei non sono scolpiti dagli agenti atmosferici come l'acqua o il vento, ma sono il risultato del flusso della lava stessa. Durante l'eruzione, la lava che scorre crea una crosta esterna che si raffredda e si solidifica, formando la volta del tunnel, mentre all'interno la lava rimane fluida grazie alle alte temperature mantenute dal flusso continuo.

Al termine dell'evento eruttivo, il tubo si svuota, e il processo di raffreddamento completa la formazione di questi spettacolari tunnel naturali. Durante il nostro percorso, ne abbiamo incontrati diversi, ma questo in particolare ci ha colpiti per la sua straordinaria suggestione.



Finalmente raggiungiamo il nostro primo traguardo: il Rifugio Ragabo, situato nella parte nord dell'Etna. Dopo una breve pausa per riacquistare energie, riprendiamo il percorso che ci porterà attraverso la lussureggiante pineta di Linguaglossa. Proseguendo, affronteremo il passaggio su due imponenti colate laviche, prima di dirigerci verso Randazzo, dove ci attende il meritato riposo notturno. Sembra tutto semplice... ma non lo è mai completamente. Ho imparato che le avventure in MTB non si concludono finché non sei davvero a letto, al sicuro nella tua stanza. E infatti...



La foto qui sopra è già entrata nella storia: il prof. è riuscito quasi a convincere Claudio a votare per Schlein. Incredibile, vero?






...e infatti, Komoot ha deciso di sorprenderci, suggerendoci di scendere a Randazzo seguendo un sentiero etichettato come S1. Sembrava una buona idea: un percorso diretto, solo 500 metri... ma terribilmente impegnativo. Il sentiero si è rivelato un vero test di abilità, con molti di noi che sono finiti a terra più di una volta. Per fortuna, niente di serio, solo qualche graffio e un po' di polvere da spazzolare via. Ma è stato decisamente tosto, e le foto lo raccontano meglio di qualsiasi parola!




A Randazzo abbiamo trovato rifugio in un luogo che raccomando caldamente a tutti i ciclisti: il Bed And Bike Ai Tre Parchi. Matteo, il proprietario, non solo è un appassionato ciclista ma offre anche tutto il supporto necessario, inclusi ricovero e ricarica per le biciclette. Grazie alla sua conoscenza del territorio, ci ha aiutato a trovare un percorso alternativo per rientrare sulla pista Altomontana, evitando il sentiero problematico suggerito da Komoot.

Appena abbiamo preso la strada sterrata, ci siamo trovati circondati da alberi di ciliegio carichi di frutti. Non abbiamo resistito alla tentazione e abbiamo "alleggerito" gli alberi di qualche ciliegia, gustando un po' di dolcezza naturale prima di riprendere il nostro viaggio.



Dopo aver raggiunto i 1800 metri di quota, la nostra avventura ci ha portato a scendere a rotta di collo verso Nicolosi, immergendoci in paesaggi maestosi e orizzonti che sembravano non avere fine. La discesa è stata un mix emozionante di adrenalina e stupore, con la natura dell'Etna che si dispiegava in tutta la sua imponenza intorno a noi. Per dare un assaggio più completo di questi gorni indimenticabile, lascio la parola al nostro caro Beppe Linus, che con la sua solita maestria ha saputo catturare l'essenza di queste ore trascorse sui pedali.


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Commenti

Enza Nardi
2 mesi fa

Un articolo che stimola fortemente la voglia di recarsi nello stesso posto e fare la stessa esperienza. Grazie per averci reso partecipi della vostra.

Salvo
2 mesi fa

Veri veri biutiful. De next Taime I hop tu came wit iù. Ex use mi mai inglish eart eart

Andrea Consiglio
2 mesi fa

Veri plasure tu ave uo!

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